Tina Modotti

La vita di Tina Modotti è una di quelle che sembra uscita dalla penna di un romanziere e che vale raccontare dall'inizio alla fine, ma andiamo con ordine.
Assunta Adelaide Luigia Modotti nasce a Pracchiuso (Udine) nel 1896 da una famiglia operaia, padre carpentiere, madre cucitrice e una casa satura di socialismo. Dopo le prime esperienze come filara nello studio dello zio apprende i rudimenti di fotografia sino al 1913 quando insieme alla famiglia emigra in America più precisamente a San Francisco dove oltre al lavoro inizia a frquentare mostre e teatri.
Nel 1921 conosce Roubaix de l'Abrie Richey con il quale si sposa qualche tempo più tardi. Insieme si trasferiscono a Los Angeles e aprono la loro casa ad intellettuali e poeti, così facendo per Tina si aprono le porte di Hollywood come artista emergente del cinema muto. Arriva il 1922 e con esso la morte di Robo a Città del Messico causa vaiolo, nella florida capitale messicana nonostante i dolorosi ricordi Tina ritornerà spesso accompagnata frequentemente dal suo mentore/amante Edward Weston, insieme conoscono famosi personaggi della cerchia artistica messicana quali Pablo Neruda e soprattutto Diego Rivera,il quale immortalerà la ragazza italiana in uno dei suoi murales. 1924, Da qui in avanti la vita di Tina ormai fotografa riconosciuta è un vortice di avventura e sentimenti spesso intersecati con la politica, quella di colore rosso. Lasciato Weston rafforza con gli anni il legame con il mondo di partito frequentando lo scrittore Jonh Dos Passos, l'italianissimo Antonio Vidali e contribuendo in maniera decisiva all'incontro fra Rivera e l'emergente Frida Kalho. Il suo grande amore in quel periodo è il giovane rivoluzionario Julio Antonio Mella che ritrarrà in vari scatti fino a quando i sicari di Machado glielo ammazzano davanti agli occhi.
Scossa dalla tragica fine del suo amato Julio Tina si rifugia nella provincia del Tehantepec presso le donne zapoteche alle quali confesserà "Io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie senza distorisioni esterne". Nel 1930 svanito il dolore ritorna nelle città messicane dalle quali è però espulsa per presunta complicità nell'assasinio del suo amato. D questo momento inizia per la fotografa un lungo peregrinare tra Germania e URSS dove sopraffatta dalle emozioni getta la macchina fotografica in favore della politica andando a convivere con l'antifascista Antonio Vidali e sperimentando in Spagna a cavallo fra il 1936 e il 1939 l'orrore della guerra. Il conflitto spagnolo le permettono di conoscere e collaborare con i famosi Robert Capa e Gerda Taro.
Giunge il 1939 e con esso il ritorno di Tina in Messico insieme all'inseparabile Vidali, ormai però è una donna stanca, una sera dopo una cena con amici spira sul sedile posteriore di un taxi messicano forse per infarto anche se veleggia l'ipotesi omicidio.
Si chiude così l'esistenza di una donna energica che nonostante le umili origini semppe imporsi attraverso il suo stile e il suo lavoro. Il fuoco non muore dice Neruda.
